Oggi incontriamo un'artista davvero incredibile, Mariella Carbone, si definisce pupazzara ed è molto legata al mondo del teatro che noi amiamo, ma sentiamo il racconto dalle sue parole.
* So che hai origini partenopee, puoi raccontarmi come hai cominciato e cosa ti ha portato poi a vivere in Umbria?
In realtà sono nata in un piccolo paese dell’entroterra salernitano, a Colliano, tra colline, terme e il mare di Paestum all'orizzonte. L’infanzia tranquilla, in un paese del sud senza particolari situazioni culturali stimolanti, ricco però di umanità e di storie popolari intrise di misteri e folklore, di colori, sapori e natura, ha amplificato il mio immaginario, ma anche la voglia di evadere e di conoscere altro!
Due eventi, entrambi legati al terremoto, mi hanno portata a cambiare città.
La prima volta, sono andata via dal paese di origine, con il terremoto del 1980 dell’Irpinia. Per qualche anno sono stata in una cittadina a ridosso di Salerno, Battipaglia, dove ho incontrato il mio primo maestro, Pasquale Mellone, costumista e “bambolaro”. Poi sono approdata a Napoli per iscrivermi alla facoltà di architettura.
Gli anni napoletani (13 anni) sono stati fondamentali per la mia formazione artistica. L’incontro con alcune persone, in particolare il guarrattellaro Salvatore Gatto ( le guarrattelle sono la più antica e famosa forma di teatro di burattini della tradizione napoletana) ; don Luigi Grassi, “medico” dell’ospedale delle bambole; l’attore Maurizio Merolla, mi hanno stimolato e invogliato, credendo e dando fiducia al lavoro che già da anni portavo avanti, costruendo bambole e piccole marionette.
In quegli anni mi sono divisa tra lo studio e la dimensione creativa ed artistica, con la partecipazione a festival di teatro di strada e alla creazione di spettacoli e scenografie teatrali facendo mostre ed esposizioni in vari luoghi.
Dopo la laurea, pur lavorando in questo ambito, a seguito del terremoto dell’Umbria del 1997, mi sono trasferita a Perugia per una esperienza lavorativa come architetto che doveva chiudersi in 6 mesi…e invece dopo 23 anni sono ancorai Umbria!
E quindi continuo a dividermi tra il mondo dell’architettura e quello del teatro e della creatività, in un equilibrio stabile/instabile, faticoso ma anche pieno di gratificazioni.
* Nel tuo stile leggo tante suggestioni: la commedia dell'arte è sicuramente una di queste, amo l'aspetto onirico, quasi "consumato" dei tuoi personaggi.
Come dicevo prima, sono cresciuta tra storie di maghe, Janare( donne/streghe legate alle storie e alle tradizioni del mondo agreste e contadino del sud, soprattutto della Campania) e ogni sorta di strani esseri e di personaggi fiabeschi che facevano del bene e del male, con volti e corpi deformi e grotteschi ma gentili…con azioni e storie di prigionia e/o di liberazione, di amori o di odio e violenza.
La mia fantasia, con il mio segno grafico e scultoreo (grazie anche alla visione continua dell’arte barocca napoletana, delle mille chiese e palazzi con pitture e sculture, così a portata di mano) si è costruita su quell’immaginario e sulle distorsioni di quei volti e di quei corpi.
Sicuramente importante è stato il mondo di Pulcinella e delle favole di Giambattista Basile, tra l’onirico e il grottesco, tra l’erotico e il poetico, a infarcire il mio mondo creativo che si è popolato di fate, streghe e animali fantastici, di donne un pò sagge e un poco ammalianti, seduttive e prostitute ma anche un poco “madonne" .
Negli anni napoletani, oltre alla tradizione (i presepi e pulcinella) sono stata catturata dal mondo del cinema del passato
(Fellini, Visconti etc…) così come di quello contemporaneo e sono stata a contatto con mondi teatrali vari. Insomma, un calderone di sollecitazioni anche diverse e opposte, fatte di tante cose.
* Il teatro come entra e che ruolo ha nella tua vita e nella tua arte?
La mia prima esperienza teatrale è stata a 10 anni, con il mondo dei Pupi siciliani, di Mimmo Cuticchio. E’ stata una folgorazione: il rumore dei ferri delle armature, delle voci possenti di queste figure mi ammaliò. Ero in vacanza con la mia famiglia, i miei genitori, vista la mia “estasi” dopo lo spettacolo, mi comprarono il giorno dopo una scatola di attrezzi per modellare e un pezzo di DAS.
Da allora non ho smesso più...ho iniziato a creare teste, a costruire corpi e a vestirli: personaggi vari, pescati dalle favole , dai libri, dai film...
Il teatro a Napoli, come dicevo, è stato uno degli stimoli principali, soprattutto quello di figura e delle marionette e burattini.
Ho avuto numerose collaborazioni artistiche e oggi sono parte di una compagnia teatrale di Perugia, OCCHISULMONDO, come mascheraia e ideatrice di pupazzi e marionette. Inoltre, negli ultimi anni, ho avuto collaborazioni con il teatro del Lavoro di Pinerolo, in provincia di Torino, sia sugli aspetti formativi che più prettamente artistici.
*Ho letto nella tua biografia che ti occupi di arteterapia, in che modo l'arte può aiutare a guarire?
Mi sono avvicinata all’arteterapia nel 2010, dopo due master class che ho condotto in Iran e Russia, nell’ambito di due importanti Festival di teatro di figura, in cui mi sono confrontata con giovani dell’accademia d’arte a Tehran e poi a Tabriz e con insegnanti di scuola di vario livello a Sochi, in Russia.
In entrambi i casi, mi sono resa conto che oltre allo sviluppo di competenze e tecniche, il lavoro sulle maschere e sulla costruzione di personaggi facilitava l“ apertura” di porte di altro tipo. Le emozionalità dei partecipanti e l'autonarrazione attraverso quanto avevano creato è stato potente, denso, a volte commovente. Mi sono resa conto che dovevo “contenere" o stimolare tutto ciò, anche perché dava gioia anche a me.
Ma dovevo avere strumenti per poterlo fare al meglio. E quindi ho deciso di intraprendere un percorso che è iniziato a Milano, con la scuola di arteterapia Lyceum e poi ad Assisi, dove ho frequentato per tre anni la scuola di arteterapia “La cittadella”. Un viaggio arricchente e altamente formativo che è continuato a Roma, dove ho conseguito un master di I livello presso l’Università europea di Roma come operatrice di teatro sociale.
Mi sono fatta "le ossa” con un progetto tra arte e teatro di figura nella sezione femminile del carcere di Perugia, il progetto ARTicolAZIONI che ho ideato e condotto è stato sostenuto dalla Croce Rossa, è durato tre anni ed è confluito in un documentario che attesta il percorso di crescita, confronto, di sperimentazione, di coesione di un gruppo di donne detenute attraverso maschere e marionette.
L’arte è cura, può aiutare e facilitare processi di svelamento, di crescita personale, di benessere. L’immagine, sia essa bidimensionale o tridimensionale, può essere un medium importante per poter “dialogare”, sia in una dimensione intrapsichica che intersoggettiva.
Credo molto in tutto ciò…in fondo anche per me la creatività è stata tutto questo.
* Ne "Lo cunto de li cunti" uno dei miei racconti preferiti è "La vecchia scorticata" a cui, nel tuo libro, sono dedicate alcune delle pagine che amo di più. A noi che non abbiamo avuto la fortuna di vedere la tua mostra "Grottesco incanto de li cunti "puoi raccontare qualcosa che ci faccia provare l'incanto di quei racconti e ci faccia assaporare la tua ispirazione?
I disegni della Vecchia scortecata insieme ad altre opere, figure e maschere, rientrano in un mio più ampio lavoro ispirato a Lo Cunto de li Cunti di Giambattista Basile, confluito in una mostra allestita, nel 2010, nella straordinaria cornice seicentesca di Palazzo Trinci a Foligno e, nel 2014, a Castel dell’Ovo a Napoli.
L’intento che ha guidato il mio lavoro è stato quello di tradurre e reinterpretare, in immagini e figure/marionette, le suggestioni nate dalla lettura appassionata del testo di Basile: l’orrido e l’incanto, lo scurrile e la poesia, l’erotismo e il sentimento. Le scene, gli oggetti e le illustrazioni sono diventate una rilettura degli elementi e dei temi, della ratatouille, della minestra maritata (si direbbe in napoletano) presente nelle favole del Basile ma anche nella Napoli di oggi.
* È possibile vedere questa mostra oggi?
In questo momento no, spero in futuro di poterla riproporre in altri spazi e in altre città
* Dove possiamo ammirare le tue opere?
In questo momento fisicamente, in parte, nel mio studio a Perugia, virtualmente sul mio sito (da aggiornare) pupazze.wordpress.com e sul mio profilo Instagram www.instagram.com/magacarbo e sul mio profilo FB…ma non sono brava sui social come te!!
* Hai in vista qualche laboratorio workshop a cui possiamo aspirare di partecipare?
Tanti!!! Sto organizzandomi per il prossimo anno, sia workshop in presenza che online
* Progetti per il futuro?
Dare sempre più spazio all’arte, al disegno, al teatro e alla “cura" attraverso i linguaggi, i codici e gli strumenti di tali forme artistiche. Sto ampliando il mio laboratorio che è già di 50 mq con ulteriori spazi che potranno accogliere anche in sicurezza persone.
Sto progettando una mostra dei miei lavori teatrali a Perugia che spero si possa fare nel 2022. Voglio aprirmi a nuove collaborazioni anche in altre città che possano essere stimolanti ed arricchenti…!!
E soprattutto viaggiare realmente e con la fantasia e il mio immaginario
* Un viaggio che ti è rimasto nel cuore?
La Patagonia e Buenos Aires
* Il tuo piatto preferito?
I dolci…purtroppo!! La pastiera napoletana
* Un libro che ami molto?
Tanti, ma naturalmente Lo Cunto de li Cunti di Giambattista Basile nella traduzione di Roberto De Simone
* Il colore che indossi di più?
Nero e rosso
Grazie Mariella, è stata davvero interessante questa chiacchierata, spero davvero di riuscire a venire a visitare il tuo laboratiorio a Perugia. Ti ringrazio della tua grande disponibilita, a presto!
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