Parlando di figure femminili mi viene in mente Janet Frame, un'autrice neozelandese, che conobbi a vent'anni e mi colpì molto. Una mia amica mi regalò la sua autobiografia, Un angelo alla mia tavola. Janet mi piacque subito, una bambina particolare con una gran testa di ricci rossi, e le guance bianche e rosse. E' una bambina poverissima, vive con la madre e i fratellini in una baracca, mancano i soldi ma non l'immaginazione in quella piccola casa che la madre cerca di rendere un luogo accogliente e sempre nuovo. Janet a scuola vive in solitudine, guarda le sue compagne saltare la corda e sogna di essere invitata a giocare, questo non accadrà mai perchè è vista come quella strana. La maestra non la considera, per lei rimane la ragazzina povera e sporca da lasciare in un angolo. Comincia tutto con un libro che Janet prende in prestito, le fiabe dei fratelli Grimm. Janet comincia a leggere e immaginare, la sete di letture non si placa, comincia anche a scrivere e non smette più.
Janet prende il diploma da insegnante e comincia anche a insegnare, a causa del suo sentirsi diversa ed esclusa Janet tenta il suicidio con una scatola di aspirine, viene sottoposta a trattamento psichiatrico dopo il quale rifiuta di tornare a casa per le tensioni che si erano create in famiglia tra il padre e i fratelli e questa sarà la sua condanna perchè, a causa della difficoltà a socializzare e del fatto che per sopravvivere si è creata un mondo a parte, le viene diagnosticata la schizofrenia e viene rinchiusa in manicomio. Qui è sottoposta a più di 400 elettroshock.
Janet nonostante questo continua a scrivere e invia quanto scritto alla sorella. In manicomio si comporta quasi come un'infermiera aiutando gli altri malati, nonostante questo le viene fissata la data per la lobotomia. E qui avviene il miracolo. Il giorno prima della lobotomia viene cancellato l'intervento e Janet viene dimessa. La sorella di Janet durante il suo ricovero ha raccolto i suoi racconti e li ha inviati a un premio letterario prestigioso che Janet vince. La raccolta di racconti si intitola "La Laguna". Janet continua a scrivere, vince tanti premi, arriva in Europa dove finalmente un medico le dice che non è schizofrenica ma ha solo problemi di socializzazione "Se non le va di socializzare semplicemente non socializzi". Finalmente Janet comincia a sentirsi 'normale', continua a scrivere per capire e raccontare se stessa e la propria diversità. Ha circa trent'anni e afferma." So che alla mia età la maggior parte delle donne avrebbe avuto l'aiuto di un compagno, un marito, un amico. So anche che non esiste 'la maggior parte delle donne' e che non essere una di loro per mancanza di inclinazione o perfino di incapacità non è un fallimento personale: il fallimento sta nelle aspettative degli altri".
Janet non era schizofrenica, era un'artista. Un angelo alla mia tavola è una biografia e un libro meraviglioso, io l'ho trovato meraviglioso ma capisco che non sia una lettura per tutti, bisogna accostarsi con molta empatia e la pazienza che necessitano le cose piccole e fragili.
Da questo libro la regista Jane Campion ha realizzato un film molto intenso con lo stesso titolo.
Seguimi sui miei social per rimanere aggiornato sulle mie nuove bambole e per leggere altri articoli come questo e iscriviti alla mia newsletter QUI
Scrivi commento
Katy Poenaru (mercoledì, 06 novembre 2019 19:19)
I can't wait to see the doll you are making about her!